ROBERTO CRIPPA (MONZA 1921 - BRESSO 1972
Roberto Crippa, protagonista del Movimento Spaziale, nato a Monza nel 1921, è scomparso in un incidente durante un volo acrobatico a Bresso nel 1972 poco tempo dopo aver inaugurato la propria mostra antologica a Palazzo Reale di Milano. Si forma tra 1944 e 1948 all‘Accademia di Brera. Prima mostra personale nel 1947 alla galleria Bergamini e prima presenza alla Biennale di Venezia nel 1948. A un primo periodo nel clima della ricerca postcubista segue un avvicinamento al Movimento Arte Concreta, il gruppo di ricerca non figurativa che eredita la lezione dell‘astrattismo tra le due guerre. Il passo successivo vede l‘adesione a poetiche informali con l‘elaborazione del più noto tra i temi prediletti dall‘artista: quello delle ‘spirali‘. È attorno alla personalità di Lucio Fontana che sollecitati da un ambiente artistico in pieno fermento, quale fu quello del dopoguerra a Milano, capitale culturale e punto di riferimento di valore europeo, si aggregano i giovani artisti, nei due gruppi assai prossimi degli Spaziali e dei Nucleari, con crediti e debiti reciproci. Crippa è tra i firmatari del Manifesti dello Spazialismo del 1950, 1951, 1952. Dalla personale del 1951 presso la galleria di Alexander Jolas a New York, l‘artista rientra con nuovi progetti di lavori in cui si integrano il verbo surrealista e la lezione dell‘Action painting. Espone alle Biennali di Venezia del 1950 e 1954. Aperto alla sperimentazione, lavora la ceramica ad Albisola. Espone alla Triennale del 1954. Dalle prime ‘spirali‘, essenzialmente grafiche, Crippa passa ad una pittura dalla materia più ricca e dai colori accesi. Giampiero Giani lo presenta a Venezia nel 1954 e lo inserisce nella monografia sullo Spazialismo nel 1956. Alla metà degli anni ‘50 affronta il tema dei Totem, sorta di ominidi dalle forme fantastiche tra il primitivo e il tecnologico, che vengono iterati alla fine del decennio in sculture metalliche di forte drammaticità. Espone nel 1955 a Dokumenta di Kassel; nel 1956 espone a Genova con il Gruppo ‘Phases‘ e vince il Premio Graziano. Personale al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles nel 1957. Nel 1958 partecipa alla Biennale di Venezia che vede la redazione dell‘ultimo manifesto del Movimento Spaziale. Rinnova il linguaggio pittorico con gli anni Sessanta, realizzando i ‘sugheri‘, collages polimaterici con legno, cortecce, tela e carta. Alain Jouffroy presenta la monografia del 1962. Espone nel 1963 alla mostra della ‘Nuova figurazione‘ a Firenze. Tra le opere di tale momento si ricordano quelle eseguita a quattro mani con Lucio Fontana e con Victor Brauner. Espone alla Biennale di Venezia del 1966. Segue una fase vicina al New Dada, o alla Pop Art, rappresentata dalle opere intitolate ‘Marilyn‘, una serie di collages composti con giornali che raffigurano spazi siderali, di grandi dimensioni. Nell‘ultimo periodo, le ‘amiantiti‘ costituiscono personali trascrizioni del paesaggio dell‘uomo dell‘era spaziale, a riprova della passione dell‘artista per il volo: egli ha infatti più volte rappresentato l‘Italia in competizioni internazionali di volo acrobatico. Guido Ballo presenta la mostra di Palazzo Reale di Milano nel 1971. È inserito nella mostra ‘L‘Informale in Italia‘ a Bologna nel 1983 e ‘Fontana e lo Spazialismo‘ a Lugano nel 1987.
|