Radu Dragomirescu (1944)
Radu Dragomirescu - pittore
"il pittore partecipa alla creazione, ha sempre dipinto per un luogo impossibile, che non esiste e deve essere creato..."
A 28 anni arrivi in Italia. L’entourage artistico è particolare, il clima che trovi veramente dinamica. Sei entrato in contatto con il noto gruppo dell’arte povera. Come ricordi quegli anni?
Sono arrivato in Italia nel 1972 a Sesto S. Giovanni, qui ho conosciuto Luciano Fabro, Hidetoshi Nagasawa e Franco Rusolli. Dopo sei mesi sono partito per Napoli per lavorare con Framart Studio. Poi ho avuto il privilegio di incontrare Achile Bonito Oliva, Tommaso Trini, Arturo Schwarz, dei veri sostenitori dell’arte d’avanguardia. Tra gli artisti mi emoziona pronunciare i nomi di George Brecht, Joseph Beyus, Jannis Kounellis, Vettor Pisani, Luciano Fabro, Gino De Dominicis, Nicola de Maria, Sandro Chia, Enzo Cucchi, M. Paladino, Francesco Clemente, esempi eccelsi di umanità.
Nei luoghi dell’arte d’avanguardia il clima era veramente speciale, la fratellanza, era molto diffusa tra gli artisti, galleristi e critici. Non posso dimenticare galleristi come Beatrice Monti, Liverani, Emilio Mazzoli, Eva Menzio, Luciano Pistoi, Tucci Russo, Piero Cavellini, Ippolito Simonis. Nel 1978 mi sono trasferito a Torino, dove ho incontrato artisti di cui non cancellerò mai il ricordo, parlo di Mario Merz, Maris Merz, Giulio Paolini, Salvo, Gilberto Zorio, Salvatore Scarpitta, Michelangelo Pistoletto. Per me Mario Merz e Marisa Merz, Joseph Beuys e Gino de Dominicis, fanno parte di un’ideale transavanguardia celeste, sono e saranno il disegno provvidenziale di partecipare alla creazione. A Torino ho sentito che l’opera di un artista era considerata non solo un oggetto artistico ma un atto sociale. Torino è la città del pensiero artistico, scientifico e razionale, una città che ha dato al nostro paese la sua unità. A Torino, con istituti come il Cottolengo, c‘e il nucleo del pensiero religioso più santo: quello basato sulla carità.
|