Salvador Dalì (Figueras 1904 - 1989).
Infanzia e giovinezza [modifica]
Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí i Domènech i Strachkin nasce l‘11 maggio 1904 alle 8:45 del mattino[5] nella cittadina di Figueres, nella regione dell‘Alt Empordà in Catalogna, vicino al confine francese[6]. Suo fratello maggiore, anch‘egli di nome Salvador (nato il 12 ottobre 1901), era morto a causa di una gastroenterite nove mesi prima, l‘1 agosto 1903. Il padre, Salvador Dalí i Cusí, era un avvocato e notaio appartenente alla classe media[7] la cui rigidità nell‘applicazione della disciplina viene temperata dalla moglie, Felipa Domenech Ferrés, che incoraggia le aspirazioni artistiche del figlio[8]. All‘età di cinque anni Dalì viene condotto sulla tomba del fratello dai genitori, che gli dicono che lui è la sua reincarnazione[9], idea della quale finisce per convincersi[10]. Di suo fratello Dalì dice :"Ci somigliavamo come due gocce d‘acqua, ma rilasciavamo riflessi diversi."[11] "Probabilmente lui era una prima versione di me, ma concepito in termini assoluti"[11].
Dalì ha anche una sorella, Ana María, di tre anni più giovane di lui[7], che nel 1949 pubblicherà un libro sul fratello, Dalì visto da sua sorella[12]. Tra i suoi amici d‘infanzia vi sono i futuri calciatori del Barcellona Sagibarbá e Josep Samitier. Durante le vacanze nella stazione di soggiorno catalana di Cadaqués i tre giocano a calcio insieme.
Dalì frequenta una scuola d‘arte. Nel 1919 durante una vacanza a Cadaqués con la famiglia di Ramon Pichot, un artista locale che faceva regolarmente dei viaggi a Parigi, scopre la pittura moderna[7]. L‘anno seguente il padre di Dalì organizza nella residenza di famiglia una mostra dei suoi disegni a carboncino. La prima vera esposizione pubblica la fa nel 1919 al Teatro Municipale di Figueres.
Nel febbraio 1921 la madre di Dalì muore per un tumore al seno. Dalì ha sedici anni; in seguito dirà che la morte della madre "È stata la disgrazia più grande che mi sia capitata nella vita. La adoravo... Non potevo rassegnarmi alla perdita di una persona su cui contavo per rendere invisibili le inevitabili imperfezioni della mia anima."[13] Dopo la sua morte il padre sposa la sorella della moglie scomparsa. Dalì non si risente per le nuove nozze, perché ama e rispetta molto la zia[7].
Madrid e Parigi [modifica]
Dalí (a sinistra) e l‘amico, anch‘egli artista surrealista Man Ray a Parigi il 16 giugno 1934, fotografati da Carl Van Vechten.Nel 1922 Dalì va a vivere nella Residencia de Estudiantes di Madrid[7] e studia all‘ Academia de San Fernando (Accademia di belle arti). Dalì già attira interesse su di sé con i suoi modi da da eccentrico dandy. Porta i capelli e le basette lunghe, e si veste con giacche, calze lunghe e calzoni alla zuava come gli esteti inglesi alla moda della fine del XIX secolo. Sono però i suoi dipinti, nei i quali mostra di accostarsi al cubismo, a guadagnarli in effetti l‘attenzione dei suoi compagni di corso. Quando realizza i suoi primi lavori Dalì probabilmente non ha ancora compreso pienamente i concetti che stanno dietro al movimento cubista, in quanto all‘epoca a Madrid non ci sono artisti che abbiano aderito al movimento stesso e le sole informazioni di cui dispone provengono da articoli di giornale e da un catalogo che gli è stato dato da Pichot.
Nel 1924 l‘ancora sconosciuto Salvador Dalí realizza per la prima volta le illustrazioni per un libro. Si tratta dell‘edizione in catalano del poema Les bruixes de Llers del suo amico e compagno di studi Carles Fages de Climent.
Dalì si accosta anche al movimento dadaista, che continuerà ad influenzare il suo lavoro per tutta la sua vita. Alla Residencia diventa intimo amico, tra gli altri, di Pepín Bello, di Luis Buñuel e del poeta Federico García Lorca. L‘amicizia con Garcia Lorca presenta forti somiglianze con un autentico trasporto amoroso reciproco[14], ma in effetti Dalì respinse vigorosamente gli approcci erotici del poeta[15]
Nel 1926 Dalì viene espulso dall‘Academia, poco prima di sostenere gli esami finali, poiché afferma che nessuno in quell‘istituto è abbastanza competente per sottoporre ad esame uno come lui[16]. La sua maestria nella pittura è già evidente dal notevole realismo del Cesto di pane, dipinto in quello stesso anno[17] Sempre in quell‘anno visita per la prima volta Parigi, dove incontra Pablo Picasso, che lui ammira profondamente. Picasso ha già sentito parlare molto bene di Dalì da Joan Miró. Negli anni successivi, mentre sviluppa un proprio stile, Dalì realizza diverse opere fortemente influenzate dall‘arte di Picasso e di Mirò.
Nelle opere di Dalì alcune tendenze che poi rimarranno costanti nel corso degli anni sono già evidenti in quelle degli anni ‘20. Egli assorbe influssi da moltissimi stili artistici diversi, spaziando dalla pittura classica all‘avanguardia più estrema[18] Tra le influenze in stile classico artisti come Raffaello, Bronzino, Francisco de Zurbaran, Vermeer e Velázquez[19]. Si serve sia di tecniche classiche che moderne, talvolta impiegandole in opere separate, talvolte usandole tutte nello stesso dipinto. A Barcellona le esposizioni delle sue opere attraggono molta attenzione, e i critici si dividono tra quelli entusiasti e quelli invece parecchio perplessi.
Dalì si fa crescere dei vistosi baffi, ispirato da quelli del grande maestro del ‘600 spagnolo Diego Velázquez. I baffi finiranno per diventare un tratto inconfondibile e caratteristico del suo aspetto per il resto della vita.
Dal 1929 alla fine della Seconda guerra mondiale [modifica]
Nel 1929 Dalì collabora con il regista surrealista Luis Buñuel alla realizzazione del cortometraggio Un chien andalou. Il suo contributo principale consiste nell‘aiutare Buñuel a scrivere la sceneggiatura del film anche se in seguito affermerà di aver avuto un ruolo significativo anche nella realizzazione tecnica del progetto, fatto che non trova riscontro nelle testimonianze dell‘epoca[20], Nell‘agosto di quello stesso anno incontra la sua musa, fonte di ispirazione e futura moglie Gala[21], il cui vero nome è Elena Ivanovna Diakonova. È un‘espatriata russa di undici anni più vecchia di lui che in quel momento è sposata con il poeta surrealista Paul Éluard. Sempre in quell‘anno Dalì realizza delle importanti mostre diventando un pittore professionista e si unisce ufficialmente al gruppo dei surrealisti del quartiere parigino di Montparnasse. Sono già due anni che il suo lavoro è pesantemente influenzato dal movimento surrealista: i surrealisti apprezzano molto quello che Dalì definisce il suo Metodo paranoico-critico per esplorare il subconscio e raggiungere un maggior livello di creatività artistica[7][8].
Nel frattempo i rapporti tra il pittore e il padre sono vicini ad un punto di rottura: Don Salvador Dalí y Cusi disapprova con forza la storia d‘amore tra il figlio e Gala e ritiene che la sua vicinanza ai surrealisti abbia un pessimo effetto sul suo senso morale. Lo strappo definitivo avviene quando Don Salvador legge su un quotidiano di Barcellona che recentemente il figlio a Parigi ha esposto un disegno del "Sacro Cuore di Gesù Cristo" insieme ad una scritta provocatoria "Qualche volta, per divertimento, sputo sul ritratto di mia madre."
Indignato Don Salvador pretende che il figlio smentisca pubblicamente. Dalì rifiuta, forse per timore di essere allontanato dal gruppo dei surrealisti, e il 28 dicembre 1929 viene cacciato via con la forza dalla casa paterna. Il padre gli dice che intende diseredarlo e gli intima di non mettere mai più piede a Cadaquès. In seguito Dalì sosterrà che, come tutta risposta, mise in mano al padre un preservativo contenente il suo sperma dicendogli "Tieni. Ora non ti devo più nulla!" L‘estate successiva Dalì e Gala affittano un piccolo capanno da pescatori in una baia nei pressi di Port Lligat. In seguito acquista l‘abitazione e nel corso degli anni gradualmente la fa ingrandire trasformandola poco a poco nella sua adorata villa sul mare.
Nel 1931 Dalì dipinge una delle sue opere più famose, La persistenza della memoria[22], che presenta la surrealistica immagine di alcuni orologi da taschino diventati flosci e sul punto di liquefarsi. L‘interpretazione comune dell‘opera è che gli orologi che si sciolgono rappresentano il rifiuto del concetto che il tempo sia qualcosa di rigido o deterministico. Tale idea nell‘opera è sostenuta anche da altre immagini, come l‘ampio paesaggio dai confini indefiniti e un altro orologio, raffigurato mentre sta venendo divorato da degli insetti[23]
Dalí e Gala, dopo aver convissuto a partire dal 1929, si sposano nel 1934 con una cerimonia civile. Nel 1958 si risposeranno con rito cattolico.
Dalì viene presentato negli Stati Uniti nel 1934 dal mercante d‘arte Julian Levy. La sua esposizione di New York, che include La persistenza della memoria, crea subito scalpore e suscita interesse. L‘alta società lo accoglie organizzando uno speciale "Ballo in onore di Dalì". Lui si presenta portando sul petto una scatola di vetro che contiene un reggiseno[24]
In quell‘anno Dalí e Gala partecipano anche ad una festa mascherata a New York, organizzata per loro dall‘ereditiera Caresse Crosby: come costume scelgono di vestirsi come il figlioletto di Lindbergh e il suo rapitore. La conseguente reazione scandalizzata sulla stampa è tale che Dalì è costretto a scusarsi. Quando ritorna a Parigi i surrealisti lo rimproverano per essersi scusato per un gesto surrealista[25]. .
Mentre la maggior parte degli artisti surrealisti tende ad assumere posizioni politiche di sinistra, Dalì si mantiene ambiguo riguardo quello che considera il giusto rapporto tra la politica e l‘arte. André Breton, uno dei capofila del surrealismo, lo accusa di difendere il "nuovo" e l‘"irrazionale" del "fenomeno Hitler", ma Dalì respinge queste affermazioni dicendo: "Non sono un seguace di Hitler né nei fatti né nelle intenzioni"[26]. Dalì insiste sul concetto che il surrealismo può esistere anche in un contesto apolitico e si rifiuta di condannare esplicitamente il fascismo. Questo è uno dei fattori che crea dei problemi nei rapporti con i suoi colleghi. Più tardi, sempre nel 1934, Dalì viene sottoposto a un "processo" a seguito del quale viene formalmente espulso dal gruppo dei surrealisti[21]. Come reazione Dalì dice: "Il surrealismo sono io"[16].
Salvador Dalì nel 1939 fotografato da Carl Van Vechten.Nel 1936 Dalì partecipa all‘Esposizione internazionale surrealista di Londra. Tiene la sua conferenza, intitolata Fantomes paranoiaques authentiques, vestito con tuta e casco da palombaro[27]. È arrivato tenendo in mano una stecca da biliardo con due levrieri russi al guinzaglio e si deve togliergli il casco da palombaro perché è rimasto senza fiato. Commenta :"Ho solo voluto mostrare che mi stavo ‘immergendo a fondo‘ nella mente umana."[28]
In quel periodo il principale mecenate di Dalì è il ricchissimo Edward James, che lo aiuta ad emergere nel mondo dell‘arte acquistando molte sue opere e supportandolo finanziariamente per due anni. I due diventano buoni amici e il ritratto di James viene anche inserito da Dalì nel dipinto Cigni che riflettono elefanti. Artista e mecenate collaborano anche nella realizzazione di due delle più celebri icone del movimento surrealista: il Telefono aragosta e il Divano a forma di labbra di Mae West.
Nel 1939 Breton conia per il pittore spagnolo il denigratorio soprannome di "Avida Dollars", anagramma di Salvador Dalì che può essere tradotto come bramoso di dollari[29]. Si tratta di un modo per deridere la crescente commercializzazione delle opere di Dalì e la percezione che Dalì stesso abbia cercato di ingrandire la propria figura grazie alla fama e al denaro. Alcuni surrealisti da allora in poi parlano di Dalì solo al passato remoto, come se fosse morto. Il movimento surrealista e alcuni suoi membri (come Ted Joans) continueranno a polemizzare duramente con Dalì fino al momento della sua reale morte e anche oltre.
Nel 1940, quando in Europa scoppia la seconda guerra mondiale, Dalì e Gala si trasferiscono negli Stati Uniti, dove vivono per otto anni. Dopo il trasferimento Dalì si riavvicina alla pratica del cattolicesimo. Robert e Nicolas Descharnes hanno scritto "In questo periodo Dalì non ha mai smesso di scrivere"[30].
L‘anno seguente Dalì imposta il canovaccio di un film per Jean Gabin intitolato Ondata d‘amore. Nel 1942 pubblica la propria autobiografia, La vita segreta di Salvador Dalì. Scrive i cataloghi delle sue esposizioni, come quella alla Knoedler Gallery di New York del 1943. In quel testo spiega "Il surrealismo perlomeno sarà servito a fornire la prova sperimentale che la completa sterilità e i tentativi di automatizzazione si sono spinti troppo in là e hanno condotto ad un sistema totalitario. ... La pigrizia dei nostri giorni e la totale mancanza di tecnica hanno raggiunto il loro parossismo nel valore psicologico dell‘attuale uso che si fa del college." Scrive anche un romanzo, pubblicato nel 1944, che parla di un salone di moda per automobili. Edwin Cox, sul Miami Herald ne fa una vignetta che ritrae Dalì mentre veste un‘automobile con un abito da sera[30].
Un frate italiano, Gabriele Maria Berardi, sostiene di aver praticato un esorcismo su Dalì nel 1947, mentre si trovava in Francia[31]. Nel 2005 tra le proprietà del frate è stata trovata una scultura che rappresenta Cristo crocefisso; alcuni sostengono che Dalì l‘avrebbe data al religioso in segno di gratitudine[31] e due esperti d‘arte spagnoli confermano che ci sono fondate ragioni, analizzando lo stile dell‘opera, per poterla attribuire a Dalì[31].
Gli ultimi anni in Catalogna e la morte [modifica]
A partire dal 1949 Dalì tornò a vivere nella sua amata Catalogna. La scelta di vivere in Spagna mentre questa era ancora governata da Franco gli attirò critiche da parte dei progressisti e pure da diversi altri artisti[32]. È anche probabile che il diffuso rifiuto delle ultime opere di Dalì da parte di alcuni surrealisti e critici d‘arte sia in parte da attribuirsi a ragioni politiche più che ad una valutazione artistica delle opere stesse. Nel 1959 André Breton organizza una mostra chiamata Omaggio al surrealismo, fatta per celebrare il quarantesimo anniversario del movimento, che comprende opere di Dalì, Joan Miró, Enrique Tábara e Eugenio Granell. L‘anno seguente però, Breton si batté con forza contro l‘inserimento della Madonna Sistina di Dalì nell‘Esposizione internazionale surrealista di New York[33].
In questa parte della sua carriera Dalì non si limita ad esprimersi con la pittura, ma sperimenta anche nuove tecniche artistiche e di comunicazione mediatica: realizza opere sviluppando macchie d‘inchiostro casuali lanciate sulla tela[34] ed è tra i primi artisti e servirsi di olografie[35]. Molte delle sue opere comprendono illusioni ottiche. Nei suoi ultimi anni, giovani artisti come Andy Warhol definiscono Dalì una delle più importanti influenze sulla Pop art[36]. Dalì si interessa molto anche di scienze naturali e di matematica. Quest‘interesse si vede in diversi dei suoi dipinti, specialmente quelli degli anni ‘50, in cui dipinge i propri soggetti come se fossero composti da corni di rinoceronte. Secondo Dalì il corno di rinoceronte rappresenta la geometria divina perché cresce secondo una spirale logaritmica. Lega il tema del rinoceronte anche a quelli della castità e della Vergine Maria[37] Dalì è affascinato anche dal DNA e dall‘ipercubo (un cubo a quattro dimensioni); uno sviluppo dell‘ipercubo è ben visibile nel dipinto Crocefissione (Corpus Hypercubus).
Il periodo di Dalì successivo alla seconda guerra mondiale si caratterizza per il suo virtuosismo tecnico e per l‘interesse per le illusioni ottiche, la scienza e la religione. La sua devozione per la religione cattolica aumenta e, allo stesso tempo, rimane profondamente impressionato da quanto successo ad Hiroshima e dalla nascita dell‘ "era atomica". Di conseguenza Dalì definisce questo periodo come quello del Misticismo nucleare. In dipinti come La Madonna di Port-Lligat (prima versione, 1949) e Corpus Hypercubus (1954) Dalì cerca di sintetizzare l‘iconografia cristiana con immagini di disintegrazione materiale ispirate dalla fisica nucleare[38]. Nel periodo del Misticismo nucleare si inseriscono anche lavori notevoli come La stazione di Perpignan (1965) e Torero allucinogeno (1968-70).
Nel 1960 Dalì inizia a lavorare al Teatro-Museo Dalì nella sua cittadina natale di Figueres; si tratta del suo progetto più grande e richiede la maggior parte delle sue energie fino al 1974. Continuerà poi a fare altre occasionali aggiunte fino alla metà degli anni ‘80.
Nel 1968 Dalì realizza un filmato pubblicitario per la televisione per conto della cioccolata Lanvin[39] e l‘anno successivo disegna il logo dei celebri lecca lecca Chupa Chups. Sempre nel 1969 è responsabile della campagna pubblicitaria dell‘ Eurofestival e crea una grande scultura metallica che viene posta sul palco del Teatro Real di Madrid dove si svolge la manifestazione canora.
Nel 1980 la salute di Dalì riceve un colpo durissimo; la moglie Gala, colpita da una forma lieve di demenza senile, probabilmente gli somministra un pericoloso cocktail di medicinali senza che gli fossero prescritti, danneggiandogli il sistema nervoso e provocando la precoce fine delle sue capacità artistiche. All‘età di 76 anni Dalì è ridotto a un relitto e la sua mano destra trema in maniera terribile in preda a sintomi molto simili a quelli del morbo di Parkinson[40]
Nel 1982 Re Juan Carlos I di Spagna concede a Dalì il titolo di Marchese di Púbol, che più tardi il pittore ripagherà donando al Re un disegno (che sarà anche il suo ultimo) quando il Re gli farà visita sul letto di morte.
La chiesa di Sant Pere a Figueres, dove Dalì è stato battezzato, ha ricevuto la prima comunione, e dove si è svolto il suo funerale
Il Teatro-Museo Dalì a Figueres, dove si trova la sua tomba.La moglie Gala muore il 10 giugno 1982. Dopo la morte di Gala Dalì perde la maggior parte della sua voglia di vivere. Si lascia deliberatamente disidratare, forse un tentativo di suicidio o forse un tentativo di porsi in uno stato di animazione sospesa, come ha letto che possono fare alcuni microorganismi. Si trasferisce da Figueres al Castello di Púbol, che aveva comprato per Gala e dove lei era poi morta. Nel 1984, in circostanze non del tutto chiare, scoppia un incendio nella sua camera da letto[41]. Forse si tratta di un altro tentativo di suicidio di Dalì o forse la causa è semplicemente una negligenza del personale[16]. In ogni caso Dalì viene salvato e ritorna a Figueres, dove un gruppo di suoi amici, protettori e colleghi artisti ritengono sia meglio per lui trascorrere i suoi ultimi anni, nel suo Teatro-museo.
Alcune voci sostengono che Dalì sia stato forzato dai suoi tutori a firmare delle tele vuote che in seguito, anche dopo la sua morte, sono state usate per produrre dei falsi venduti come originali[42]. Il risultato è che i mercanti d‘arte tendono a diffdare delle opere attribuite a Dalì e risalenti all‘ultimo periodo.
Nel novembre 1988 Dalì viene ricoverato in ospedale per un attacco di cuore e il 5 dicembre riceve la visita di Re Juan Carlos che rivela di essere sempre stato un suo grande ammiratore[43]
Il 23 gennaio 1989, mentre sta ascoltando il suo disco preferito, Tristano e Isotta di Wagner, muore per un altro attacco di cuore. Ha 84 anni. Viene sepolto all‘interno del suo Teatro-Museo di Figueres, che si trova dall‘altro lato della strada rispetto alla chiesa in cui è stato battezzato e dove si è svolto il suo funerale, e solo a tre isolati di distanza dalla casa in cui era nato[44].
Il simbolismo [modifica]
Nel suo lavoro Dalì si è ampiamente servito del simbolismo. Ad esempio, il simbolo caratteristico degli "orologi flosci" apparso per la prima volta in La persistenza della memoria si riferisce alla teoria di Einstein che il tempo è relativo e non qualcosa di fisso[23]. L‘idea di servirsi degli orologi in questo modo venne a Dalì mentre in una calda giornata d‘agosto osservò un pezzo di formaggio Camembert che si scioglieva e gocciolava[45].
Quella dell‘elefante è un‘altra delle immagini ricorrenti nelle opere di Dalì. Comparve per la prima volta nell‘opera del 1944 Sogno causato dal volo di un‘ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio. L‘elefante, ispirato al piedistallo di una scultura di Gian Lorenzo Bernini che si trova a Roma e rappresenta un elefante che trasporta un antico obelisco[46] viene ritratto con le "lunghe gambe del desiderio, con molte giunture e quasi invisibili"[47] e con un obelisco sulla schiena.
Grazie all‘incongrua associazione con le zampe sottili e fragili, questi goffi animali, noti anche per essere un tipico simbolo fallico, creano un senso di irrealtà. "L‘elefante rappresenta la distorsione dello spazio" ha spiegato una volta Dalì, "le zampe lunghe ed esili contrastano l‘idea dell‘assenza di peso con la struttura."[47] "Dipingo immagini che mi riampiono di gioia, che creo con assoluta naturalezza, senza la minima preoccupazione per l‘estetica, faccio cose che mi ispirano un‘emozione profonda e tento di dipingerle con onestà[48].
L‘uovo è un‘altra delle immagini tipiche di cui si serviva Dalì. Associa all‘uovo il periodo prenatale e intrauterino, usandolo per simboleggiare la speranza e l‘amore[49]; l‘uovo compare ad esempio ne Il grande masturbatore e ne La metamorfosi di Narciso. Nelle sue opere compaiono inoltre varie specie animali: le formiche rappresentano la morte, la decadenza e uno smisurato desiderio sessuale; la chiocciola è in stretta connessione con la testa umana (la prima volta che incontrò Sigmund Freud Dalì aveva visto una chiocciola su una bicicletta appoggiata fuori dalla sua casa), mentre le locuste sono per lui un simbolo di distruzione e paura[49].
Interessi e attività al di fuori della pittura [modifica]
Il Dalì Atomico, fotografia di Philippe Halsman (1948), realizzata durante la preparazione dell‘opera.Dalí fu un artista molto versatile. Alcune delle sue opere più celebri sono sculture o altro tipo di installazioni, e si distinse anche per i suoi contributi al teatro, alla moda, alla fotografia e altre discipline.
Arredamento e gioelleria [modifica]
Due degli oggetti più famosi lasciatici dal movimento surrealista sono il Telefono aragosta e il Divano - labbra di Mae West, realizzati da Dalì nel 1936 e 1937 rispettivamente. Entrambe le opere gli furono commissionate dall‘artista surrealista e mecenate Edward James: James aveva ereditato una vasta proprietà in Inghilterra, a West Dean nel West Sussex, quando aveva 5 anni e negli anni trenta era diventato uno dei principali sostenitori del movimento surrealista[50]. La descrizione del Telefono aragosta in esposizione alla Tate Gallery riporta che secondo Dalì le aragoste e i telefoni avevano entrambi una forte connotazione sessuale ed egli individuò una stretta analogia tra il cibo e il sesso[51] Il telefono era perfettamente funzionante e james ne acquistò quattro da Dalì per sostituire gli apparecchi di casa sua. Uno di questi è attualmente esposto alla Tate Gallery di Londra, il secondo si trova al Museo tedesco del telefono di Francoforte, il terzo appartiene alla Fondazione Edward James, mentre il quarto si trova esposto alla National Gallery of Australia[50].
Il Divano - labbra di Mae West, realizzato in legno e raso, riprende la forma delle labbra della celebre attrice, da cui Dalì sembrava essere affascinato[21]. La West già in precedenza era stata il soggetto di un‘opera del pittore catalano, ovvero Il volto di Mae West del 1935. Attualmente il Divano - labbra di Mae West si trova al Brighton and Hove Museum in Inghilterra.
Tra il 1941 e il 1970 Dalì creò una collezione di 39 gioielli. Sono pezzi particolarmente complessi e alcuni di essi hanno delle parti mobili. Il più famoso di questi, Il cuore reale è realizzato in oro, ha 46 rubini, 42 diamanti e 4 smeraldi incastonati ed è fatto in modo che il centro del gioiello batta come fosse un vero cuore. Dalì disse che "Senza un pubblico, senza la presenza di spettatori, questi gioielli non compierebbero appieno la funzione per cui sono stati realizzati. Chi li guarda è, di conseguenza, il vero artista"[52]. "I gioielli di Dalì" sono esposti permanentemente al Teatro-Museo Dalì di Figueres, in Catalogna.
Teatro [modifica]
Per il teatro, nel 1927 Dalì realizzò la scenografia per la rappresentazione della commedia romantica di García Lorca Mariana Pineda[53]. Nel 1939 per la messa in scena di Baccanale, un balletto realizzato sulle note dell‘opera Tannhäuser di Richard Wagner (1845), Dalì creò sia le scene che il libretto dello spettacolo[54]. Al lavoro per Baccanale seguirono la realizzazione delle scene per Labirinto del 1941 e per Il cappello a tre punte del 1949[55].
Cinema [modifica]
Fin dalla giovinezza Dalì manifestò un vivo interesse per la cinematografia, e si recava al cinema quasi tutte le domeniche. Visse sia l‘epoca del muto che il periodo in cui i film iniziarono a diventare molto popolari. Credeva che il cinema avesse due dimensioni diverse: "le cose in sé" - ovvero i fatti che che sono ritratti dalla macchina da presa - e l‘"immaginazione fotografica" - ovvero il modo in cui la macchina da presa trasforma le immagini in maniera creativa e fantasiosa[56].
Fu co-autore del film surrealista di Luis Buñuel Un chien andalou , un cortometraggio di 17 minuti rimasto celebre per la sua particolare scena d‘apertura in cui si vede un occhio umano squarciato con un rasoio. Questo è in effetti il film per cui Dalì è rimasto celebre nella scena della cinematografia indipendente. Un Chien Andalou è un buon esempio del modo in cui Dalì riportava nel mondo reale il suo immaginario simile a quello dei sogni: le immagini cambiano all‘improvviso e le scene si interrompono conducendo lo spettatore in una direzione completamente diversa da quella che stava seguendo solo un momento prima. Il secondo film prodotto insieme a Buñuel si intitola L‘âge d‘or e venne girato nel 1930 a Parigi nello Studio 28. Il film fu messo al bando per anni dopo che "fascisti e gruppi di antisemiti fecero irruzione violentemente nella sala parigina dove era proiettato lanciando bombette puzzolenti e inchiostro."[57] Entrambi i film ebbero un grosso impatto sul movimento surrealista che si muoveva nel cinema indipendente. Il critico Robert Short ha scritto: "Se ‘Un chien andalou‘ si pone come la massima rappresentazione delle incursioni del surrealismo nel regno dell‘inconscio, allora L‘Âge d‘or è forse la più incisiva e implacabile espressione del suo intento rivoluzionario."[58]
Dalì lavorò anche con altri celebri cineasti come Alfred Hitchcock. la più conosciuta delle sue realizzazioni è forse la sequenza del sogno di Io ti salverò (1945), film che affronta il tema della psicanalisi. Per il film Hitchcock aveva bisogno di scene oniriche di buona qualità, che comunicassero l‘idea che un‘esperienza repressa può scatenare una nevrosi, e sapeva che il lavoro di Dalì poteva aiutarlo a creare l‘atmosfera che desiderava.
Si impegnò nella realizzazione di un documentario intitolato Caos e creazione, ricco di riferimenti utili a comprendere quale fosse il vero modo di intendere l‘arte di Dalì
Colaborò anche alla produzione di un cartone animato della Disney, Destino. Il film, completato solo nel 2003 da Baker Bloodworth e Roy Disney, contiene immagini oniriche di strani personaggi che volano e camminano in giro. È ispirato all‘omonima canzone del cantautore messicano Armando Dominguez. Quando Disney, nel 1946 assunse Dalì per aiutarlo nella produzione in realtà i due non erano preparati in modo adeguato al lavoro che avrebbero dovuto affrontare; per otto mesi continuarono a realizzare animazioni finché non furono costretti ad interrompere il lavoro quando si resero conto di aver finito i soldi del budget. Il film non venne così completato ma fu ugualmente presentato in diversi festival cinematografici. Rappresenta un personaggio disneyano con le classiche fattezze della principessa, che interagisce con scene e figure tipiche dell‘opera di Dalì.
Nel corso della sua vita l‘artista portò a termine un solo altro film, Impresiones de Mongolia Superior (1975), che racconta la storia di una spedizione organizzata per cercare degli strani ed enormi funghi allucinogeni[59].
Moda e fotografia [modifica]
Dalì fu attivo anche nel mondo della moda e in quello della fotografia. Nell‘ambito della moda è nota la sua collaborazione con la stilista italiana Elsa Schiaparelli, quando l‘artista fu ingaggiato dalla Schiaparelli per realizzare un abito bianco sul quale era raffigurata a stampa un‘aragosta. Tra gli altri modelli che Dalì fece su sua commissione si ricordano un cappello a forma di scarpa ed una cintura rosa con la fibbia a forma di labbra. Curò anche il design di alcuni di tessuti e bottiglie di profumo. Nel 1950, insieme a Christian Dior creò un singolare "abito per l‘anno 2045"[54]. Tra i fotografi con cui collaborò si ricordano Man Ray, Brassaï, Cecil Beaton e Philippe Halsman.
Con Man Ray e Brassaï Dalì scattò foto della natura, mentre con gli altri si addentrò in una serie di soggetti piuttosto oscuri tra cui la serie Dalì Atomica - realizzata nel 1948 insieme ad Halsman, ed ispirata al suo dipinto Leda Atomica - che in una fotografia ritrae "il cavalletto di un pittore, tre gatti, una secchiata d‘acqua e Dalì che volteggia nell‘aria."[54]
Scienza [modifica]
Per quanto riguarda il mondo della scienza, Dalì rimase affascinato dal cambiamento dei modelli di riferimento che nel corso del XX secolo accompagnarono la nascita della meccanica quantistica e nel 1958, ispirato dal Principio di indeterminazione di Heisenberg, scrisse il suo Manifesto Antimaterico : "Durante il periodo surrealista volevo creare l‘iconografia del mondo interiore e del mondo del meraviglioso concepiti da mio padre Freud. Oggi, invece, il mondo esteriore e quello della fisica hanno superato quello della psicologia. oggi mio padre è il Dottor Heisenberg."[60]
In accordo con queste nuove convinzioni l‘artista dipinse La disintegrazione della persistenza della memoria, opera del 1954, con cui riprende La persistenza della memoria ma la rappresenta mentre va in frantumi e si scompone i tasselli, riassumendo chiaramente il suo riconoscimento delle nuove frontiere della scienza[60].
Altro [modifica]
In ambito architettonico Dalì si dedicò alla costruzione della sua casa di Port Lligat, nei pressi di Cadaqués e del padiglione surrealista chiamato Sogno di Venere per l‘Esposizione universale del 1939, che comprendeva molti stravaganti statue e sculture. Tra la sue opere letterarie si ricordano La vita segreta di Salvador Dalì (1942), Diario di un genio (1952-63) e Oui: la rivoluzione critica-paranoide 1927-33)
Fu molto attivo nelle arti grafiche, realizzando molte incisioni e litografie. Mentre però le sue prime stampe erano di qualità paragonabile a quella dei dipinti, con il passar del tempo decise di vendere i diritti delle immagini e di non essere personalmente coinvolto nella realizzazione tecnica. Inoltre, negli anni ottanta e novanta furono prodotti un congruo numero di falsi e di opere non autorizzate, che contribuirono a rendere piuttosto confuso e insidioso il mercato delle stampe a firma Dalì.
Una delle creazioni artistiche meno ortodosse di Dalì potrebbe essere stata quella di un‘intera personalità. Nel 1965 Dalì in un locale notturno francese incontrò Amanda Lear, un‘indossatrice fino ad allora conosciuta con il nome di Peki d‘Oslo[61] La Lear diventò così la sua pupilla e la sua musa[61] e in seguito scrisse della loro relazione nella sua biografia autorizzata la mia vita con Dalì (1986).[62]
Colpito dai modi mascolini e sopra le righe della Lear, Dalì ne guidò e supervisionò il passaggio dal modo della moda a quello della musica, consigliandola sul modo di presentarsi e aiutandola a diffondere strane dicerie sulla sua origine. Secondo la Lear lei e Dalì era come se fossero uniti da una sorta di "Matrimonio spirituale" [61]. Alcuni, parlandone come del "Frankenstein" di Dalì[63], ritengono che anche il nome della Lear sia un gioco di parole basato sul francese L‘Amant Dalí, ovvero L‘amante di Dalì. La Lear aveva preso il posto di una precedente musa-allieva, Isabelle Collin Dufresne (in arte Ultra Violet), che aveva lasciato Dalì per unirsi alla Factory di Andy Warhol.
In campo musicale, Dalì venne ammaliato dallo stile surrealista del cantante rock Alice Cooper al punto da creargli, come segno di apprezzamento per la sua vena creativa, un microfono molto particolare: una scultura che riproduceva le fattezze della Venere di Milo. [senza fonte]
Posizione politica e personalità [modifica]
La posizione politica di Salvador Dalì ha ricoperto un ruolo significativo nella sua affermazione come artista. Talvolta è stato identificato come un sostenitore del regime autoritario di Francisco Franco[32][64] André Breton, il leader del movimento surrealista, si sforzò in ogni modo per mantenere il suo nome distinto da quello degli altri surrealisti. In realtà, probabilmente, una corretta ricostruzione dei fatti è più complessa di simili schematismi. In ogni caso è certo che Dalì non fu mai un antisemita e fu amico del celebre architetto e designer Paul László, che era di origine ebrea. Manifestò anche una profonda ammirazione nei confronti di Freud (quando ebbe modo di incontrarlo) e di Einstein, entrambi ebrei, e tutto questo può essere verificato nei suoi scritti. Riguardo la personalità di Dalì, George Orwell in un saggio scrisse:
(EN)
« One ought to be able to hold in one‘s head simultaneously the two facts that Dalí is a good draughtsman and a disgusting human being. The one does not invalidate or, in a sense, affect the other. » (IT)
« Bisognerebbe essere capaci di tenere presente che Dalì è contemporaneamente un grande artista ed un disgustoso essere umano. Una cosa non esclude l‘altra nè, in alcun modo, la influenza. »
(George Orwell, Notes on Dalì[65] )
Durante la gioventù Dalì fu in periodi diversi, sia anarchico che comunista. Nei suoi scritti ci sono numerosi aneddoti su come avesse assunto posizioni politiche radicali più per stupire gli ascoltatori che per reale convinzione, comportamento in linea con la sua adesione al movimento Dada. Una volta diventato più maturo, le sue posizioni politiche cambiarono, specialmente in conseguenza del fatto che il movimento surrealista era andato trasformandosi sotto la guida del trotskista Breton, che si dice abbia estromesso Dalì contestando le sue posizioni. Nel suo libro del 1970 Dalì by Dalì si autodefinisce anarchico e monarchico, suscitando il dibattito su che cosa in effetti sia l‘anarco-monarchia.
Allo scoppio della guerra civile spagnola Dalì sfuggì i combattimenti, rifiutando di allinearsi con alcuno degli schieramenti. Similarmente, dopo la seconda guerra mondiale, George Orwell lo criticò per essere fuggito come un topo dalla nave che affondava non appena la Francia era stata in pericolo dopo che il pittore vi aveva prosperato per anni:
(EN)
« When the European War approaches he has one preoccupation only: how to find a place which has good cookery and from which he can make a quick bolt if danger comes too near. » (IT)
« Quando in Europa si avvicinano le guerre lui ha una sola preoccupazione: come riuscire trovare un posto dove si mangi bene e da cui può scappare in fretta se il pericolo si avvicina troppo. »
(George Orwell)
Dopo il ritorno in Catalogna alla fine della guerra, Dalì si avvicinò al regime di Franco. fece alcune dichiarazioni di sostegno al regime e si congratulò con Franco per le sue azioni intese a "ripulire la Spagna dalle forze distruttive"[66] Riavvicinatosi alla fede cattolica e diventando sempre più religioso con il passare del tempo, Dalì con tale frase potrebbe essersi riferito ai comunisti, socialisti e anarchici che avevano ucciso quasi 7.000 preti e suore durante la guerra civile spagnola[67][68]. Dalì inviò dei telegrammi a Franco, pregandolo di firmare le condanne a morte per i prigionieri[32] e incontrò personalmente il dittatore[69] realizzando inoltre il ritratto della nipotina. È impossibile stabilire quanto i suoi omaggi a Franco fossero sinceri o quanto un semplice frutto della sua stravaganza ed eccentricità; una volta mandò un telegramma pure al Conducător della Romania, il comunista Nicolae Ceauşescu pregandolo di adottare uno scettro come simbolo del suo potere. Il quotidiano romeno Scînteia pubblicò il messaggio senza sospettare che potesse trattarsi di una beffa. Fece d‘altra parte anche gesti di aperta disobbedienza nei confronti del regime, come continuare a lodare Federico García Lorca anche durante gli anni in cui le opere del poeta in Spagna erano messe al bando[15].
Dalì in ogni caso è stato un vero personaggio e la sua immagine, con l‘onnipresente mantello, il bastone da passeggio, l‘espressione altezzosa e i baffi fissati con la brillantina e arricciati all‘insù, resta nell‘immaginario collettivo. Resta famosa la sua affermazione:
« Ogni mattina, appena prima di alzarmi, provo un sommo piacere: quello di essere Salvador Dalì ! »
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