Nacque a Nola il 10 novembre 1911, da Luigi e Carmela Auletta, in via Tanzillo (palazzo Grassi): il suo Atto di nascita venne steso davanti all‘Assessore Delegato Cav. Michele Piciocchi, il 13 novembre, gli furono imposti i nomi di Giovanni, Felice, Paolino, (i due Santi Protettori della città). Cominciò a dipingere sin da giovinetto, pur essendo l‘entomologia il suo hobby preferito, tanto che il padre pensava di farne un Naturalista.
Nella sua opera, Vita di un Maestro, il critico d‘arte Francesco De Giacomo, così scriveva: "…all‘età di quattro anni maneggiava matite e pennelli con incredibile abilità, ad undici anni, barattando un libro con un pennello e diluendo i colori con l‘olio da cucina di sua madre, copiava i capolavori del Museo Borghese. A venti anni era già avviato verso la notorietà; poco più che trentenne apriva la strada al neo espressionismo tonale metafisico…"
Giacinto Spagnoletti nel catalogo generale dell‘VIII Quadriennale d‘arte di Roma, nel 1959, aggiungeva: "…fino al 1940, la gamma cromatica della Scuola Romana, era stata, in prevalenza, di tonalità rosata e violacea (Mafai) e rossastra e crepuscolare (Scipione): i cieli di Roma dipinti da "Scipione", erano pervasi da una luce rossa, accompagnata da un chiaroscuro e da un ombra bituminosa: con Giovanni Stradone sparisce il chiaroscuro scipionesco, ed un‘atmosfera notturna, come di lavagna lunare, si accampa sul paesaggio di Roma".
Questa novità caratteristica, nell‘ambito della Scuola Romana, comincia a rilevarsi con la natura morta intitolata: La Notte (1940), premiata a Bergamo nel 1942. Nascono di qui i "Notturni" di Stradone, i Colossei, le Marine Lunari, fino ai paesaggi di Città e di periferia, nei quali la Città appare come: "…incenerita nella gamma dei grigi e sbattuta da un vento di distruzione…".
Nel 1954, quando partecipò per l‘ultima volta alla Biennale di Venezia, Stradone era il solo pittore italiano che adoperasse una materia densa e spatolata, egli aveva già da tempo raggiunto, su un altro terreno, cioè quello di una riconquista della figuratività, la sua libertà formale, di contro alle caotiche e vaghe esperienze dell‘astrattismo di ogni paese e provincia.
L‘Artista si era affermato con una prima opera giovanile: "Ritratto di Malato" al Prelittoriali del 1935, celebre anche un suo Notturno, esposto nel 1955 alla VII Quadriennale; famosi i suoi Pagliacci e le sue Periferie, e le sue ultime opere, nelle quali si evidenzia la sua imperiosa volontà a rappresentare il dramma dell‘esistenza.
Nel febbraio del 1982 ad un anno dalla morte (il Maestro morì a Roma nel febbraio del 1981) una trentina di quadri ad olio dello scomparso, furono esposti a Roma, in una retrospettiva del pittore, nella Galleria La Vetrata, sintesi della produzione degli ultimi trent‘anni.
Nel novembre dello stesso anno nella Galleria; l‘Attico, in Via del Babbuino a Roma, fu allestita una "Mostra Antologica" dedicata all‘opera di Giovanni Stradone, ivi furono esposte oltre 70 opere, realizzate dal 1938 al 1973, ed in un commento a questa Mostra, Stradone fu considerato: "…il rappresentante più qualificato del neo-espressionismo tonale e metafisico, sorto appunto come costola della Scuola Romana".
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