Lidia Bachis: autobiografia (da me)* autorizzata
Lidia Bachis nasce a Roma(1969), dove attualmente vive e lavora... Dopo studi liceali artistici, frequenta l’Istituto Poligrafico della Zecca di Stato, poi incontra l’ambiente dell’arte romana, con cui condivide sogni e speranze; paure, successi, difficoltà. Nel 1996 diventa assistente di Enrico Manera, per rimanere nello studio del Maestro fino al 2003. Con la mostra “Il pasto nudo” personale a cura del critico milanese Alessandro Riva, entra ufficialmente a far parte del mondo delle arti visive. Bachis sa così inserirsi nel flusso impetuoso dell’arte emergente italiana; e lo fa senza pretesti: usando la tradizione di una tecnica condivisa da lontano, ma con lo stile caratteristico dell’appartenenza alla modernità figurativa internazionale. L’artista avverte, preziosamente, ogni velleità del dovere d’arte: stretta – come si sente – fra l’esperienza e la realtà, indagando la teoria dell’identificazione con l’opera, per rivelare l’intensità della cultura contemporanea fattasi esempio di momenti in cui ogni donna, come lady killer, incarna la perfetta maledizione del genere femminile. Lidia Bachis nasce negli anni 70: cresce attraverso la TV in bianco e nero, fra Videomusic e il fumetto made in Japan; appartiene a quella generazione di sopravvissuti al boom economico, all’invasione delle automobili e degli elettrodomestici, in un nuovo benessere diffuso che sforna eterni adolescenti, laureati e disoccupati: vera e propria tipologia dell’umanità massmediatica, celebrata dal cinema e da una letteratura cannibale. Il suo impegno rivolto all’arte contemporanea si svolge tra l’espressione iconica e il testo artistico, attraverso il dipinto, il video, l’oggetto. E la memoria conduce subito a lavori quali “Kit di sopravvivenza di una geisha metropolitana”, valigia in plexiglass trasparente con l’essenziale per una vera lady“; “Camera di contenzione portatile”, baule da viaggio rivestito di raso e gommapiuma al cui interno si trova un passerotto imbalsamato imbevuto di chanel n°5; “Wie froh ich bin weg zu sei”, gabbia francese anni 50 dove un ipod ascoltabile è soffocato da un sacchetto di piume con cuffie, il cui suono è la registrazione dei versi di uccelli.
*Il curatore autorizza tale testo a raccontare di un’amica artista: una che da Roma arriverà lontano, una di cui lei stessa può scrivere e la cui biografia è stata scelta, qui e ora, quale messaggio rivisitato da far valere letterariamente.
Roma-Arezzo, andata e ritorno (estate 2009).Tra le artiste più attive della nuova generazione, Lidia Bachis (1969) fin da piccola si appassiona alla lettura e al disegno con grande soddisfazione da parte dei genitori che la supportano e la incoraggiano.
Dopo aver terminato gli studi medi superiori (iscritta al liceo Artistico e licenziata con il massimo dei voti) vince una borsa di studio e lavora per qualche anno presso l’Istituto Poligrafico della Zecca di Stato.
Terminato tale impegno decide di entrare in contatto con il mondo dell’arte e riesce a inserirsi nella realtà artistico-giovanile romana. Conosce e frequenta assiduamente artisti già affermati come Emilio Leofreddi, Alberto Parres e Simone Crespi con cui discute e si confronta animosamente.
In occasione della Quadriennale romana del 1996 porta il suo diario all’interno della istallazione di Cesare Pietroiusti che, invitato ufficialmente, apre il suo spazio a tutti coloro che hanno voglia di esporre e discutere del proprio lavoro.
Sempre nel 1996 Enrico Manera si interessa al suo lavoro e le offre l’opportunità di diventare sua assistente (collaborazione che terminerà nel 2001). L’apprendistato presso lo studio di Manera le concede la possibilità di entrare in contatto con i veri meccanismi del lavoro artistico: gallerie, mercanti, critici e mecenati.
La sua prima esposizione personale (tralasciando quelle collettive in cui è presente fin dal 1996 tra cui è doveroso citarne almeno tre: “The Hunger Gathering" a Roma nel 1996; “Incontri d’arte” a Palazzo dei Papi a Viterbo nel 1999 e “Si Disapprova” a Palazzo Arroni a Spoleto nel 2000 organizzata in collaborazione con l’Anica), organizzata da F. Massimo Romano e B. Martusciello, dal titolo “E le sue stanze tutte per se”, è tenuta presso Interno 9 a Roma.
Nel 2002 l’editore Christian Maretti pubblica la prima monografia curata da Alessandro Riva dal titolo “Pastonudo” e per l’occasione espone a Cesena, a Milano Marittima, a Carrara e a Monaco.
Sempre nello stesso anno pubblica in collaborazione con Barbara Martusciello “Arte e Successo”, libro in cui sono analizzate le varie problematiche che affliggono l’arte contemporanea.
Nel 2003 espone presso la Galleria PerformArte di La Spezia, la personale è curata di A. Marmori e intitolata “Il danno”.
Predispone la sua prima vetrina virtuale sul sito internet della galleria Piziarte dal titolo “Miss Nancy Ellicott fumava” supportata da un testo critico di G. Costa.
Entra a far parte dell’Archivio En Plain Air di Pinerolo (Torino) il video “Baby Killer” ideato sempre in quel periodo.
L’attività espositiva si intensifica nel 2004 con più person ali: “Fashionhouse” (Galleria Fuoricentro – Roma) con in catalogo un testo di E. Rota, “Patrick Bateman – capitolo primo” (Galleria Satura – Genova), “CrimeScene” (Galleria PerformArte Contemporanea – La Spezia) a cura di R. Barzoli, “Dobermann – capitolo primo” (Galleria Valorart – Viterbo) catalogo a cura di Serena Achilli con un testo di Enrico Manera.
Invitata partecipa ad una collettiva dal titolo “Le armi nell’arte da Pino Pascali a Andy Warhol” a Polignano a Mare presso il Palazzo Pino Pascali presentando il “Kit di sopravvivenza di una geisha metropolitana” (catalogo a cura di Rosalba Branà).
Ad aprile 2005 espone a Solarolo (RA) presso lo Studio La Matta Arte Contemporanea una serie di opere intitolando la mostra “L.B. live collection”.
Lidia Bachis rappresenta l’ Italia insieme a Mirella Bastelli, Nadia Cavaliera e Gloria Ronchi alla quarta edizione di Rose’s Choice presso il Museo Nazionale della donna nell’Arte in Abruzzo; il catalogo è curato da Lino Alviani.
Interessanti lavori vengono presentati per l’itinerante collettiva Plotart organizzata da Arturarte e curata da Gianluca Marziani e Massimo Lupoli (2005/2006) e per il Premio Maretti dedicato a Valerio Riva (2006) dove riceve la giusta attenzione l’opera “Shinkansen”.
Dal 18 marzo al 7 maggio 2006 espone con Serge Mendjiski e Nicola Micatrotta presso la Next art Gallery di Arezzo (il catalogo è curato da Pasquale Giuseppe e Antonio Saverio Macrì). A gennaio 2007 la stessa Next Art Gallery le dedica una corposa personale dal titolo “Lidia Bachis senzatitolo”.
A cura di Piero Boccuzzi
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