Vittorio Botticini
Vittorio Botticini nasce a Brescia il 23 febbraio 1909.
Dal 1924 al 1927 frequenta la scuola serale della Pace e, a Fiumicello, la scuola di “Arti applicate e Mestieri”. Nel 1928 parte per la leva che presta a Verona, dove ha modo di frequentare i corsi se-rali dell’Accademia Cignaroli. Tornato a casa, deve aiutare la famiglia e trova lavoro come impie-gato, ma non abbandona i pennelli e continua a studiare interessandosi ai fermenti e alle novità che vengono da Parigi. Non si hanno segnalazioni di sue partecipazioni a mostre fino al 1938, anno in cui ottiene l’importante pensione del Legato Brozzoni.
Nel 1941 viene richiamato alle armi; tornato a Brescia in attesa di destinazione si unisce in matri-monio con Giulia Iole Smussi, e con lei va ad abitare in contrada San Giovanni. Nel quartiere si trova a contatto con Guglielmo Achille Cavellini, Ermete Lancini e i fratelli Ghelfi, Aride Corbel-lini, Enrico Ragni e Pierca, diventando guida di un sodalizio artistico che prenderà il nome da via Mameli.
Nel 1942 parte per il fronte siciliano, e dopo l’8 settembre intraprende un viaggio avventuroso per tornare a casa: una caduta da un camion militare durante un bombardamento notturno è la causa di una nevrosi che si ripresenterà con crisi ricorrenti per tutto il resto della sua vita.
La seconda metà degli anni quaranta è ricca di incontri: entra in contatto con gli esponenti delle avanguardie artistiche di area veneta e milanese (“Nuova Secessione Italiana” e “Fronte Nuovo delle Arti”), conosce e stringe amicizia con Emilio Vedova, Renato Birolli, Ennio Morlotti, Giu-seppe Santomaso, lo scrittore Beniamino Joppolo e il critico Marco Valsecchi. Gli nasce anche un figlio, a cui viene dato il nome di Ermete, in onore dell’amico Ermete Lancini che gli fa da padrino al battesimo.
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