Emilio Notte (Ceglie Messapica, 30 gennaio 1891 – Napoli, 7 luglio 1982) è stato un pittore italiano, esponente del movimento futurista.
Suo padre Giovanni (di Marostica) e sua madre Lucinda Chiumenti Fincati (di Vicenza) erano giunti a Ceglie per motivi di lavoro (Giovanni era un funzionario del Ministero del Bollo). I trasferimenti si susseguono per analoghi motivi: prima a Lagonegro, poi a Serino, a Bovino e a Sant‘Angelo dei Lombardi (dove Notte frequenta ginnasio e liceo nel locale Seminario, dimostrando però un precoce talento artistico). Nel 1906 la famiglia decide di inviare il giovane Emilio a Napoli, dove è accolto da Vincenzo Volpe, succeduto a Domenico Morelli nella direzione dell‘Accademia di Belle Arti. Nel 1907 la famiglia si trasferisce a Prato, cosicché Notte può completare gli studi all‘Accademia di Belle Arti di Firenze.
Suo maestro a Firenze è Adolfo De Carolis, ma frequenta anche lo studio del vecchio Giovanni Fattori, la cui poetica gli è più congeniale. Tra Firenze e Prato germogliano per Notte interessanti amicizie: col futuro architetto Giovanni Michelucci, col pittore Attilio Cavallini, con Plinio Nomellini e Galileo Chini, i quali lo introducono nel gruppo della “Giovine Etruria”. Presso lo studio di De Carolis conosce anche Gabriele D‘Annunzio. Soprattutto, a Prato, Notte si lega d‘amicizia profonda al poeta e saggista lacerbiano Bino Binazzi, che gli presenta Curzio Malaparte, Dino Campana e Ardengo Soffici. Quest‘ultimo è un incontro decisivo.Negli anni della formazione Notte è già un artista riconosciuto: appena ventunenne approda con due opere, Le parche e Feticismo (Gli idolatri), alla X Biennale di Venezia. Notte, nel 1913, entra nell‘ambiente pistoiese della rivista “La Tempra”, vicina agli avanguardisti e ai futuristi.
A Firenze Notte inizia a frequentare i lacerbiani, tra i caffè (come “Giubbe Rosse” e “Pazkowsky”. Soffici, durante la storica serata futurista al Teatro Verdi, lo presenta a Boccioni, Marinetti e a Carrà. Conosce Giuseppe Landsmann (Lucio Venna), che diventerà suo allievo e amico. A Firenze Notte frequenta anche Papini, Prezzolini, Settimelli, Magnelli, Pettoruti e Aldo Palazzeschi, la cui amicizia durerà per tutta la vita. Dipinge in questi anni le grandi tele Gli idioti, L‘orfana, I vecchi, Il pranzo funebre, Il consolo, Manichino nero, Contadini, Le maschere e Le beghine (acquistata dalla Galleria d‘Arte Moderna di Roma), titolo, quest‘ultimo, che è una citazione di Le beghine di Aldo Palazzeschi, poesia nella raccolta “L‘incendiario”.
Dipinge anche La Gioconda in occasione del clamoroso ritrovamento a Firenze del capolavoro leonardesco trafugato dal Louvre; però si tratta del ritratto ironico di una mesta paesana, un‘opera che sfida il mito leonardesco in anticipo rispetto a Duchamp e a Dalì. Altra opera importante del periodo post-impressionista e simbolista di Notte è Il soldo, vincitore del Concorso Baruzzi, ora alla Galleria d‘Arte Moderna di Bologna. In questo periodo si susseguono le esposizioni e i riconoscimenti, dalla personale a Firenze nel “Lyceum” alla partecipazione a due edizioni della “Secessione” di Roma, nella sala curata da Plinio Nomellini e da Galileo Chini, alla vittoria del premio Ussi di Firenze con I vecchi, attualmente a Palazzo Pitti.
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