#Filippo #Degasperi è l‘ispiratore del Movimento "Nuova Astrarte", avendo già fatto parte del primo Manifesto "Astrarte" e portando avanti da più di quarantanni (è nato a Milano nel 1928) un discorso artistico-culturale antitetico alle tradizionali concezioni e traendo ispirazione dalla psicanalisi freudiana, che afferma l‘importanza della dimensione del sogno nella totalità della natura umana. Nelle idee di questo Maestro c‘è la necessità di liberare nell‘uomo artista le forze dell‘inconscio anche nel suo stato di veglia, in un rifiuto delle leggi della logica per una totale libertà di esistere e di esprimersi, proponendosi come obiettivo una rivoluzione totale nell‘interiorità stessa dell‘uomo. Nel tentare di superare la scissione critica tra realtà e mondo onirico, l‘arte di Filippo Degasperi (Astrarte) è da ricollegarsi al movimento surrealista di Breton, in fase moderna. Filippo Degasperi dipinge il mondo futuro con la sua immaginazione, beve realtà e fantasia, cielo e arcobaleno e ancora beve l‘idea del mondo che potrà dipingere quando scenderà dal cosmo per approdare, finalmnete, sulla terra. Mi piace pensare a Filippo Degasperi come ad un Maestro dell‘irreale, fuori dal tempo e dalle mode, là dove le esperienze figurative dell‘artista si trasformano in idee di pensiero, come un bambino che gioca con la realtà che lo circonda e la trasforma con la fantasia. L‘arte non invecchia mai, semmai è tutto il contrario... Era stato Picasso, il grande vecchio, a dire: "Ho impiegato poco tempo a diventare pittore e un‘eternità a dipingere come un bambino". Mi piace pensare a Filippo Degasperi come ad un bambino prodigio, un Mozart della pittura, che fa scorrere le dita sulla tastiera della tela per ricavarne musiche e immagini melodiose. Il dono naturale di Filippo Degasperi è quello di saper veramente dipingere e in queste condizioni un artista può creare sulla tela quello che vuole. Siamo di fronte ad un "poeta della visione". Le sue "isole", le "città", le "spiagge", le "montagne", le "albe e i tramonti" sono sospese nel cosmo infinito, irrazionali nella loro lucida razionalità diversa, non mistificante nè strumentalizzante, che va al di là della ragione, che si oppone al sistema, alla sua organizzazione sociale, ai suoi alibi ideologici e artistici e ai suoi strumenti tecnoilogici. Si tratta di una pittura colta, già storicizzata, come "La voce dei venti" di Renè Magritte (Peggy Guggenhein Foundation di Venezia), legata ad un fatto cosmico che assume la dimensione del miracolo surreale (meta-fisico) e intemporale. Come? Mediamte l‘accostamento tra un "banale" paesaggio, raffigurato naturalisticamente, e la sorprendente "innaturale" sospensione aerea dei paesaggi stessi: il fenomeno è, pertanto, già misterioso, eppure può essere anche naturale in un‘era di prodigi tacnologici. Dove sta allora il mistero? Quesi sempre sta nell‘incongruità del titolo del‘opera: "Navigando in un mare di stelle" (un paesaggio sospeso fra gli astri del cosmo), "La città del sapere è l‘eterno problema" (Una città sospesa fra i pilastri della memoria dell‘uomo nudo e primigenio), oppure "Spirito Ladino" (Un paesaggio montagnoso sul supporto appoggiato alla mensola, dove sono raffigurati un‘automobilina e un altro oggetto comune). Le personali di Filippo Degasperi iniziano nel 1958 a Milano e, fra premi e riconoscimenti, sono già più di sessanta, in luoghi pubblici e gallerie italiane ed estere. Eraldo Di Vita
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