LEOMBIANCHI GIOVANNI
é nato da genitori trentini sotto il segno del sagittarioa Milano, dove ha frequentato i corsi di Domenico Cantatore a Brera; ha partecipato alla vita artistica milanese, conoscendo nei loro studii maestri: Ibrahim Kodra, Gianni Dova, Lucio Fontana, Carmelo Cappello e a Rovereto del futurista Fortunato Depero, e i più giovani Pietro Gentili, Marco Magrini, Ho Kan.
Ha colto dal vivo sopratutto negli anni ‘70 i fermenti artistici milanesi.
Mario Rigoni Stern ed Ernest Hemingway era fra i suoi scrittori preferiti, giacché gli pareva esprimessero in modo nuovo la loro passionale voglia di vivere, combattere, amare, fare sport, a contatto diretto, reale, profondo con la natura e da grandi e sensibili conoscitori dei sentimenti umani, sapevano narrare con genialità il loro girovagare intorno al mondo; sicuramente sono loro che hanno innescato in Giovannii il sempre vivo desiderio di viaggiare per conoscere la grande natura intatta, incontaminata e usi, costumi e tesori artistici del proprio di altri paesi.
Quindi Leombianchi ha portato avanti una ricerca pittorica che era un canto d‘amore alla natura, con la sua magica armoniosa e millenaria evoluzione.
Purtroppo in quegli anni iniziava un periodo oscuro di aggressione alla natura da parte degli uomini della civiltà dei consumi e del profitto che iniziarono a tagliare, bruciare le foreste e a inquinare non solo l‘aria, l‘acqua, la terra ma anche il fuoco sacro dell‘animo umano; Ciò spinse l‘artista fra i primi pittori a una pronta ribellione che prese corpo attraverso una pittura sostanziata di denuncia contro questi inquinamenti.
A poco a poco cresceva in Giovanni il desiderio di ordine di pulizia e di conoscere come avrebbe potuto essere l‘uomo ...
I‘incontro di una foglia, di un ala di pernice bianca, di un ala della acquatica mosca di maggio e di un riflesso di sole sull‘acqua e di un sasso trovato in greto di fiume con elisse perfette, furono determinanti nel pittore per iniziare un nuovo discorso simbolico, e da un viaggio alle isole Galapagos, patrimonio dell‘umanità e simbolo dell‘evoluzione della vita intoccabile, gli venne l‘ispirazione per la nascita vulcanica del suo ecoalfabeto.
Allora nessuno pensava che anche questo arcipelago sarebbe stato contaminato dall‘uomo nel 2001.
Importante fu in seguito l‘incontro con Krishnamurti, avvenuto prima sui libri e poi dal vivo in Svizzera durante uno dei suoi ultimi discorsi pubblici. Il maestro indiano era solito insegnare sotto una grande tenda che, per spezzare le catene dell‘egoismo, dell‘avidità, cause prime della distruzione dell‘uomo e del pianeta, é necessario porre un‘ attenzione speciale non all‘esteriorità dilagante e al luccichio del danaro, ma alla propria interiorità caratterizzata da un dualismo con il quale bisogna convivere bene, e finalizzata all‘amore verso tutte le creature ed il creato e al proprio lavoro.
Infatti dopo questo grande incontro, l‘opera di Leombianchi si è rivolta a una ricerca per edificare con i quadri ( che lui chiama anche" mattoni simbolici") la sua casa interiore, l‘arte come mezzo d‘ascensione della coscenza.
Una ricerca che è un messaggio di fede nei valori umani universali, espresso affinché gli spettatori dei suoi ultimi lavori possano essere stimolati, a loro volta, a iniziare la costruzione o terminare la propria casa interiore nella propria autonoma libertà, senza teorie, dogmi o plagi, seguendo i propri talenti e ideali. Solo così si può concepire una sensazione di grande bellezza attraverso la semplice contemplazione di un melo in fiore, un aurora, un prato verde, una mosca di maggio, nell‘armonia del creato.
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